Riflessioni sul PD: il pensiero politico e la gente
post pubblicato in
diario, il 24 ottobre 2010
L'intervento di Enrico Letta su l'Unità di oggi è, a mio modo di vedere, una valida riflessione da cui partire per una "svolta" nel partito (
http://www.unita.it/news/104985/pd_unidea_di_futuro_e_comunit_solo_cos_spazzeremo_le_macerie ).
Certo, i toni sono abbastanza pesanti, nella misura in cui si dà un peso "epocale" alla scena politica attuale, con tutti i dovuti corollari. D'altronde il riferimento iniziale è un intervento analitico di Alfredo Reichlin (
http://cerca.unita.it/data/PDF0115/PDF0115/text19/fork/ref/10294psi.HTM?key=barbari&first=1&orderby=1 ) in cui la visione, forse un po' pessimista, ma condivisibile, ha in effetti un respiro molto ampio.
Ora, quello che apprezzo nell'articolo di Letta è l'avere espresso, con una forte autocritica politica, la necessità che il PD si dia una "filosofia" nel proprio approccio alla realtà politica italiana, alla società italiana odierna e al futuro del nostro Paese.
Mi sembra di cogliere un invito a strutturare il proprio credo politico per farsi capire dalla gente: mi sembra possa davvero essere questa una delle chiavi di volta dell'agire politico del partito. Ancor più in questi mesi in cui, prescindendo dalla data effettiva delle elezioni, abbiamo l'opportunità di organizzarci per bene, di articolare ad hoc il dibattito interno e, quel che è più importante, possiamo/dobbiamo parlare al Paese per smascherare l'inettitudine governativa del centrodestra, oggi più che mai agli sgoccioli della propria 15nale esperienza.
Bersani dice "siamo un partito di governo, momentaneamente all'opposizione"?
Ha ragione.
Allora, dico io, nel mentre diamoci da fare, "rimbocchiamoci le maniche" (come dice lo slogan della campagna autunnale) e lavoriamo su due fronti: il primo è quello strutturale interno (organizzazione del pensiero politico e del dibattito interno), il secondo è quello più politico verso l'esterno (costruire la nostra credibilità presso la gente).
Una riflessione tutta particolare merita, secondo me, il primo aspetto, forse anche perchè da quello dipende il secondo.
Negli ultimi tempi le cronache giornalistiche, anche quelle vicine politicamente a noi, si sono dilungate a parlare di alcune "spaccature interne" in quelle che, nella Prima Repubblica avremmo definito "correnti".
Lo hanno fatto a ragion veduta, essendo reali le differenti posizioni nel partito. Non so se questo ci abbia fatto bene o meno, ma direi di no.
La mia considerazione è più o meno questa: ben vengano le correnti se costruiscono, ma se per qualche motivo dividono, allora meglio il pensiero unico.
E' evidente che il pensiero unico è un po' la filosofia del PdL e dell'agire politico berlusconiano. Qualcosa che un partito anche nominalmente democratico deve rifuggire in qualunque momento.
Ecco, quindi, che le correnti sono una ricchezza e evitarle è forse più deleterio che altro.
L'unicità del PD, secondo me, sta proprio nella sua eterogeneità interna, nella sua amalgama tra vissuti politici diversi. In questo il PD fa storia: nessun partito in Italia ha mai conciliato posizioni anche molto lontane tra loro, coesistendo sotto un unico nome e simbolo.
Di questo dobbiamo, secondo me, andare fieri.
Se, insomma, nel PD coesistono anime differenti (bersaniani, franceschiniani, dalemiani, veltroniani, rottamatori...) non c'è da temere, o non fin quando questi gruppi di pensiero si confrontano civilmente nelle sedi adeguate (Assemblea Nazionale, Direzione Nazionale, Segreteria poltica....) senza uscire con delle sparate o delle minacce di scissione.
Perchè se accade ciò siamo semplicemente un partito di egoismi personali, di visioni infantili, incapace di proporci seriamente al Paese. E se così fosse, la gente farebbe bene a non votarci.
Il PD se davvero vuole diventare partito di governo al Governo, deve maturare una capacità di dialogo interna, con discussioni anche animate, ma deve essere poi capace di uscire sul palcoscenico politico offrendo un'idea sola (purchè condivisa, anche con un voto non unanime), con una voce sola, compatto e senza distinguo. Diversamente non è un PD, ma un bis dell'Unione 2006: di questo ne abbiamo avuto abbastanza!